La tracciabilità alimentare: cos’è e perché è importante?

La tracciabilità alimentare: cos’è e perché è importante?

22 Luglio 2018 4 Di Giada Biagioli

Grazie all’avvento di internet, oggi abbiamo tra le mani una quantità incredibile di informazioni. Non siamo mai stati nel mondo così “potenzialmente-informati” come lo siamo oggi. Eppure ci sono ancora tanti interrogativi e dubbi su provenienza, materie prime utilizzate, modalità di lavorazione e confezionamento di ciò che mangiamo.

Sta quindi a noi muoverci ed informarci per fare chiarezza sulla tracciabilità degli alimenti che consumiamo.

La tracciabilità è il percorso di un alimento da monte a valle, cioè la possibilità di seguire il processo produttivo partendo dalle materie prime sino ad arrivare al prodotto finito. (Fonte: www.alimentiesicurezza.it )

Al tempo stesso, la tracciabilità è anche uno strumento di trasparenza e tutela del consumatore finale, che si batte non solo contro la contraffazione (pensiamo al nostro Made in Italy) ma anche e soprattutto per la sicurezza alimentare. Un’azienda capace di mettere il consumatore finale nella condizione di reperire con facilità tutte le informazioni relative alla produzione e alla conservazione di un determinato prodotto (che si tratti di olio extravergine d’oliva, mozzarelle, carne, pesce, miele, pomodori, caffè o prodotti biologici), rafforza enormemente il rapporto di fiducia con il cliente e giustifica prezzi più alti rispetto a concorrenti meno trasparenti.

La trasparenza è essenziale in ogni fase della filiera e proprio per questa ragione è necessario che ogni consumatore sviluppi una personale cultura dell’informazione, informandosi non solo sull’origine e sulla provenienza di un prodotto, ma anche sul contenuto di questo e sulle materie prime impiegate.

Dal 1° febbraio 2018 è entrato in vigore un nuovo Regolamento dell’Unione Europea che a primo impatto rappresenta una minaccia al concetto di tracciabilità che abbiamo descritto fino a questo momento.
L’origine dei prodotti alimentari, così come definita dalla normativa comunitaria, fa riferimento al codice doganale, quindi se sono intervenuti più paesi per la produzione di un alimento, vanta l’origine quello in cui è avvenuta l’ultima lavorazione sostanziale. In poche parole un pacco di pasta, realizzato con grano canadese e prodotto in Francia ma confezionato in Italia può paradossalmente (e per legge!) essere considerato Made in Italy.
Bisogna però tenere conto che, quando si parla di sicurezza agroalimentare, per alcuni prodotti esistono normative specifiche di settore (es. carni, frutta e verdura..) oppure percorsi facoltativi che prevedono l’adesione a disciplinari/normative precise di riferimento, come le denominazioni protette che rafforzano il legame con il territorio o ulteriori schemi di certificazione. Per intenderci come la nostra Pesca di Montelabbate. (Fonte: www.tenenga.it)

Come avete intuito, non sempre le leggi o le normative tutelano la sicurezza del consumatore. Il nostro consiglio è quindi uno: non fermatevi all’apparenza, approfondite e informatevi. Oggi grazie alle potenzialità di internet possiamo farlo. Facciamo sentire la nostra voce affinché tutte le grandi multinazionali (non solo alcune) adottino un modello di condivisione e scambio delle informazioni sulle diverse fasi della filiera preciso, vero, sicuro e soprattutto accessibile a tutti.

In fase di pre-acquisto il consumatore deve essere messo nella condizione di conoscere e valutare al meglio il prodotto che trova sullo scaffale e il percorso che lo ha portato fino a lì. Battiamoci per ottenere queste informazioni, la tecnologia oggi ci consente di farlo e soprattutto di far sentire la nostra voce.